Nell’epoca in cui viene innalzato a genio visionario Steve Jobs, innovatore meraviglioso come anche, a personale avviso de IPostmoderni, corresponsabile dell’alienazione moderna della tecnologia, ritengo sia il caso di omaggiare un testo incredibile scritto da un personaggio altrettanto incredibile del passato: Alexis de Tocqueville ( http://it.wikipedia.org/wiki/Alexis_de_Tocqueville )
Quest’uomo, nel 1832, scriveva questo genere di cose:
“Non si può dire, in modo assoluto e generale, che il più grande pericolo dei giorni nostri sia la licenza o la tirannia, l’anarchia o il dispotismo. L’una e l’altro sono egualmente da temere ed il danno può provenire assai facilmente da una medesima e sola causa e cioè dall’apatia generale, conseguenza dell’individualismo; è questa apatia a far sì che, il giorno in cui il potere esecutivo raccoglie qualche forza, esso sia in grado di opprimere, e il giorno dopo, se un partito può schierare in battaglia trenta uomini, esso sia egualmente in grado di opprimere. Né l’una né l’altro (anarchia e dispotismo ndr) potrebbero fondare niente di stabile, ciò che li fa riuscire facilmente impedisce loro di riuscire durevolmente. Essi si elevano perché niente resiste loro, essi cadono perché niente li sostiene. Ciò che importa combattere è dunque meno l’anarchia e il dispotismo che l’apatia, la quale può creare quasi indifferentemente l’una o l’altro”.
Questa è la nota conclusiva del testo “La democrazia in America”. Inutile sottolineare l’attualità della nota.
Un testo meraviglioso, un genio visionario e incredibilmente attuale. Uno di quei testi che sconvolgono il proprio punto di vista e fanno gridare al baro, tanto sia preciso, analitico, incredibilmente in anticipo sui tempi.
Senza parole,
IPostmoderni.
6 commenti
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gennaio 12, 2012 a 5:11 PM
unfrusinate
Condivido il punto dell’individualismo, che a me sembra un problema molto presente, e che credo sia collegabile allo scarso impegno che dedichiamo alla nostra comunità. Forse vi sono ragioni storiche che determinano questa forma di chiusura, di disinteresse, di sfiducia verso le nostre possibilità, e verso l’idea di cambiamento: difficile dire.
gennaio 12, 2012 a 5:28 PM
ipostmoderni
è una questione sicuramente molto complessa ma se già nel 1830, agli albori della democrazia, qualcuno indicava nell’apatia il pericolo più forte della stessa, allora mi viene da riflettere moltissimo. Allo stesso tempo, quando mi giro intorno e vedo quelle piccole, stupende isole di democrazia come possono essere la Danimarca ad esempio o la Svezia, mi rendo conto che forse c’è davvero di più. la storia, la dimensione di un paese, la cultura, l’identità, il senso del diritto e, conseguentemente del rispetto, l’inclinazione storico-culturali ai miei occhi appare fondamentale ma questi sono campi veramente molto estesi…
gennaio 26, 2012 a 2:10 PM
bumpyescape
Lui??? E’ lui che ti ha fatto cambiare prospettiva?
gennaio 26, 2012 a 2:19 PM
ipostmoderni
lui è la visione di base per l’approfondimento di un argomento verso cui vorrei investire il mio tempo, quello degli Stati Uniti. Il suo libro non ha cambiato la mia prospettiva ma mi ha affascinato, segnato nel profondo. Diciamo che non è lui che ha cambiato la mia prospettiva ma che al contrario la stessa mi ha portato a lui. Che ne pensi di “lui”?
gennaio 26, 2012 a 3:16 PM
bumpyescape
Penso che abbia fotografato una democrazia ancora non corrotta. Dove i cittadini si possono fidare dei propri rappresentanti per anelare alla felicita’.
Credo che passare dalla Francia all’America in quel periodo significasse veramente scoprire un altro mondo, un’altra volta.
E tu cosa speri di trovare?
gennaio 26, 2012 a 3:23 PM
ipostmoderni
trovare..qualcosa già ho trovato, anzi qualcuno. Ho mie impressioni e ne osservo i movimenti da qualche anno. Ci sono stato già 3 volte e vorrei approfondire la conoscenza. Un bel giorno mi piacerebbe prendere una cinepresa in mano e girarla tutta e intervistare decine di persone. Vorrei capirne i valori profondi e le contraddizioni, le differenze geografiche e razziali, estremo nord estremo sud. Capitali e america rurale. Ma soprattutto fermento, quello che anima la loro vita ogni giorno, quello che anima le società dinamiche, fresche, plasmate intorno a mille culture, variopinte, quello che ti fa sentire vivo anche solo ad esserci.