Nell’epoca in cui viene innalzato a genio visionario Steve Jobs, innovatore meraviglioso come anche, a personale avviso de IPostmoderni, corresponsabile dell’alienazione moderna della tecnologia, ritengo sia il caso di omaggiare un testo incredibile scritto da un personaggio altrettanto incredibile del passato: Alexis de Tocqueville ( http://it.wikipedia.org/wiki/Alexis_de_Tocqueville )

Quest’uomo, nel 1832, scriveva questo genere di cose:

“Non si può dire, in modo assoluto e generale, che il più grande pericolo dei giorni nostri sia la licenza o la tirannia, l’anarchia o il dispotismo. L’una e l’altro sono egualmente da temere ed il danno può provenire assai facilmente da una medesima e sola causa e cioè dall’apatia generale, conseguenza dell’individualismo; è questa apatia a far sì che, il giorno in cui il potere esecutivo raccoglie qualche forza, esso sia in grado di opprimere, e il giorno dopo, se un partito può schierare in battaglia trenta uomini, esso sia egualmente in grado di opprimere. Né l’una né l’altro (anarchia e dispotismo ndr) potrebbero fondare niente di stabile, ciò che li fa riuscire facilmente impedisce loro di riuscire durevolmente. Essi si elevano perché niente resiste loro, essi cadono perché niente li sostiene. Ciò che importa combattere è dunque meno l’anarchia e il dispotismo che l’apatia, la quale può creare quasi indifferentemente l’una o l’altro”.

Questa è la nota conclusiva del testo “La democrazia in America”. Inutile sottolineare l’attualità della nota.

Un testo meraviglioso, un genio visionario e incredibilmente attuale. Uno di quei testi che sconvolgono il proprio punto di vista e fanno gridare al baro, tanto sia preciso, analitico, incredibilmente in anticipo sui tempi.

Senza parole,

IPostmoderni.