Ore 15 e 46.

Ipostmoderni hanno appena sperimentato, si può dire in anteprima, un trauma assolutamente postmoderno,  un emblema, a livello emotivo del disagio postmodernista. La cancellazione del proprio profilo personale, dell’autore di IPostmoderni, di Facebook.

Avevo già deciso precedentemente che avrei seguito lo sviluppo della mia morte virtuale e il processo, le sensazioni da associare ad esso.

Che dire. Sarei ipocrita se dicessi che tutto è ok. Un piccolo magone mi si è messo sulla gola, una vaga sensazione di non ritorno. Ho tirato subito su i Grizzly Bear e ho cominciato a scrivere perchè nel pieno della tempesta post-eliminazione account!

Beh che dire! Mi sento sollevato! Sono uscito con tutti i piedi dal “sistema”. Le ragioni per il quale sono stato spinto a farlo sono ormai tantissime. Brulicavo da mesi ormai, ogni giorno che passava mi rendevo conto di quanto queste nuove frontiere fossero più dannose che utili. Ci sono motivazioni personali e motivazioni “ideali”.

Personali perchè mi ero ormai reso conto che potevo passare ore intere a vedere foto, eventi, link e qualsiasi altra cosa. Ideali perchè non mi andava più l’idea che l’apparire fosse sfacciatamente entrato nei valori dominanti dell’attualità. Per la privacy, svenduta a costo dell’esercizio più grande di vanità che fosse in atto al mondo. Perchè ogni cosa detta, scritta, passione assumeva il contorno di strumento per apparire invece che strumento di vita, di felicità interiore. Perchè lo spirito nobile della condivisione era diventato una ossessione malcelata, uno sfoggio di grandezza e interessi il più possibile variopinti. Visto da fuori mi sembra già un mondo subdolo e sono sicuro, oh si, che nel giro di 10 anni Facebook, se non saprà reinventarsi, diventerà un mero strumento per cose futili. Ho lasciato il mio profilo perchè giorno dopo giorno mi sembrava un unico filone di cose, link, immagini senza senso, collegamento, una cultura frammentaria e veramente poco nobile. Un livellamento pauroso .Me ne sono allontanato perchè ero stufo di vedere sfoggi e sperperi di ogni qualsiasi tipo di sentimenti, considerazioni, intelligenza. Sembrava che finalmente si fosse aperta la porta della vanità ed ognuno poteva mettere in campo i suoi migliori pezzi per far sì che, finalmente, venisse apprezzato. Mi ero stufato di leggere cose incredibili e riflettere su emerite scemenze. Mi sono reso conto che penso troppo circa certe cose e la mole ingestibile di informazioni del social network era diventata così fonte di forte deconcentrazione. Mi sono chiesto come fossero le mie abitudini prima di questo trambusto. Mi sono chiesto cosa vuol dire, per una volta, stare dall’altra parte e vedere tutto il mondo illuminarsi e tu rimanere lì al buio.

Di che consistenza, poi, quella luce?

Ho spinto quel tasto irreversibile. Ho affidato le mie battaglie ad altri profili. Penso di dover essere ricordato come colui il quale è stato il primo della mia cerchia a capire che Facebook poteva essere un portentoso strumento di lotta politica, sociale. Ho fondato il primo gruppo (si, quando c’erano solo i gruppi) a scopo sociale. Sono stato il primo a capire che la pagina fan della mia città poteva essere una buonissima occasione di critica per i cittadini, subendo infatti anche la censura nei miei primi post. Penso di essere stato un precursore per questo e me ne prendo i meriti, e penso ancora che attività di questo tipo possano ancora contare molto su Facebook!

Non penso che ci siano solo lati negativi dietro a questo fenomeno. Parliamoci chiaro: penso ancora che sia uno strumento unico per tenere contatti con la gente della vita, penso che sia una miniera piena di risorse se usata nel modo giusto. Forse un giorno attiverò un nuovo account. Prima di questo però il passo di cancellare il profilo attuale era necessario. Cancellare la memoria di uno strumento adoperato senza veramente esser capace di comprenderne vizi e virtù.Per poi forse, un giorno, registrare un nuovo profilo ben consapevole della riservatezza e delle cose da evitare. La cancellazione ha anche fini “scientifici”. Studiare effetti, a livello socio-psicologico. Interessante!

Primi risultati. Mi sono ritrovato stasera a vagare sul web senza molte idee. E dopo un vano vagare ho cominciato a scrivere. In un certo senso la cancellazione è anche un atto per riprendersi quelle ore perse a seguire cose che ripeto, hanno poco filo logico. Facebook incrementa le invidie umane. Incrementa ansie e allo stesso tempo le affievolisce.

Ore 20.41 16/09/2011

Sono qui di nuovo a scrivere.

A quanto pare ho ripreso contatto frequente con una delle mie passioni, alla svelta. Un buon colpo.

Vi aggiorno presto,

IPostmoderni.