Ore 15 e 46.
Ipostmoderni hanno appena sperimentato, si può dire in anteprima, un trauma assolutamente postmoderno, un emblema, a livello emotivo del disagio postmodernista. La cancellazione del proprio profilo personale, dell’autore di IPostmoderni, di Facebook.
Avevo già deciso precedentemente che avrei seguito lo sviluppo della mia morte virtuale e il processo, le sensazioni da associare ad esso.
Che dire. Sarei ipocrita se dicessi che tutto è ok. Un piccolo magone mi si è messo sulla gola, una vaga sensazione di non ritorno. Ho tirato subito su i Grizzly Bear e ho cominciato a scrivere perchè nel pieno della tempesta post-eliminazione account!
Beh che dire! Mi sento sollevato! Sono uscito con tutti i piedi dal “sistema”. Le ragioni per il quale sono stato spinto a farlo sono ormai tantissime. Brulicavo da mesi ormai, ogni giorno che passava mi rendevo conto di quanto queste nuove frontiere fossero più dannose che utili. Ci sono motivazioni personali e motivazioni “ideali”.
Personali perchè mi ero ormai reso conto che potevo passare ore intere a vedere foto, eventi, link e qualsiasi altra cosa. Ideali perchè non mi andava più l’idea che l’apparire fosse sfacciatamente entrato nei valori dominanti dell’attualità. Per la privacy, svenduta a costo dell’esercizio più grande di vanità che fosse in atto al mondo. Perchè ogni cosa detta, scritta, passione assumeva il contorno di strumento per apparire invece che strumento di vita, di felicità interiore. Perchè lo spirito nobile della condivisione era diventato una ossessione malcelata, uno sfoggio di grandezza e interessi il più possibile variopinti. Visto da fuori mi sembra già un mondo subdolo e sono sicuro, oh si, che nel giro di 10 anni Facebook, se non saprà reinventarsi, diventerà un mero strumento per cose futili. Ho lasciato il mio profilo perchè giorno dopo giorno mi sembrava un unico filone di cose, link, immagini senza senso, collegamento, una cultura frammentaria e veramente poco nobile. Un livellamento pauroso .Me ne sono allontanato perchè ero stufo di vedere sfoggi e sperperi di ogni qualsiasi tipo di sentimenti, considerazioni, intelligenza. Sembrava che finalmente si fosse aperta la porta della vanità ed ognuno poteva mettere in campo i suoi migliori pezzi per far sì che, finalmente, venisse apprezzato. Mi ero stufato di leggere cose incredibili e riflettere su emerite scemenze. Mi sono reso conto che penso troppo circa certe cose e la mole ingestibile di informazioni del social network era diventata così fonte di forte deconcentrazione. Mi sono chiesto come fossero le mie abitudini prima di questo trambusto. Mi sono chiesto cosa vuol dire, per una volta, stare dall’altra parte e vedere tutto il mondo illuminarsi e tu rimanere lì al buio.
Di che consistenza, poi, quella luce?
Ho spinto quel tasto irreversibile. Ho affidato le mie battaglie ad altri profili. Penso di dover essere ricordato come colui il quale è stato il primo della mia cerchia a capire che Facebook poteva essere un portentoso strumento di lotta politica, sociale. Ho fondato il primo gruppo (si, quando c’erano solo i gruppi) a scopo sociale. Sono stato il primo a capire che la pagina fan della mia città poteva essere una buonissima occasione di critica per i cittadini, subendo infatti anche la censura nei miei primi post. Penso di essere stato un precursore per questo e me ne prendo i meriti, e penso ancora che attività di questo tipo possano ancora contare molto su Facebook!
Non penso che ci siano solo lati negativi dietro a questo fenomeno. Parliamoci chiaro: penso ancora che sia uno strumento unico per tenere contatti con la gente della vita, penso che sia una miniera piena di risorse se usata nel modo giusto. Forse un giorno attiverò un nuovo account. Prima di questo però il passo di cancellare il profilo attuale era necessario. Cancellare la memoria di uno strumento adoperato senza veramente esser capace di comprenderne vizi e virtù.Per poi forse, un giorno, registrare un nuovo profilo ben consapevole della riservatezza e delle cose da evitare. La cancellazione ha anche fini “scientifici”. Studiare effetti, a livello socio-psicologico. Interessante!
Primi risultati. Mi sono ritrovato stasera a vagare sul web senza molte idee. E dopo un vano vagare ho cominciato a scrivere. In un certo senso la cancellazione è anche un atto per riprendersi quelle ore perse a seguire cose che ripeto, hanno poco filo logico. Facebook incrementa le invidie umane. Incrementa ansie e allo stesso tempo le affievolisce.
Ore 20.41 16/09/2011
Sono qui di nuovo a scrivere.
A quanto pare ho ripreso contatto frequente con una delle mie passioni, alla svelta. Un buon colpo.
Vi aggiorno presto,
IPostmoderni.
14 commenti
Comments feed for this article
ottobre 8, 2011 a 10:44 am
Paolo
Bel post.
Penso in fondo di usare FB per lasciare traccia di me e di ciò che penso in quell’istante un pò come farei tenendo un diario che non ho mai tenuto.
Spero del resto diventi uno strumento sempre più utile oltre che di svago, non mi dispiacerebbe usare principalmente un solo social network invece di cambiarne uno ogni due anni e ricominciare da capo.
Credo anche io tutto sia mosso in gran parte dalla vanità e dalla voglia di esistere anche digitalmente, ma come dicevi le potenzialità del mezzo sono enormi e credo forse che superare la iniziale riflessione sulla vanità possa portare ad un’estensione condivisa di se e del proprio pensiero teoricamente infinita.
Ovvio è possibile fare questo anche con un blog che rende il tutto ancora più esclusivo e forse ancora più vanitoso nel senso più positivo e produttivo del termine, oltrechè di più ardua individuazione, ecco questo forse è l’aspetto che più mi piace del blog, che bisogna cercare e porre più attenzione.
Saluti, buon wend.
P
ottobre 8, 2011 a 12:06 PM
ipostmoderni
Caro Paolo, grazie.
Personalmente, ciò contro cui, di fatto, mi scaglio, è l’assoluta mancanza di mezzi, preparazione per affrontare potentissimi mezzi come Facebook. Il loro impatto è oggi, a mio modo di vedere, estremamente sottovalutato. In realtà siamo partiti dal porre il nostro nome per arrivare all’applicazione, inquietante, del dove stiamo e con chi siamo, con tanto di indicazione e individuazione satellitare del luogo fisico. Piccoli, impercettibili cambiamenti di cui facciamo fatica a renderci conto.
Siamo entrato in questi “luoghi” per gioco ed oggi ci ritroviamo con centinaia di “contatti” i quali potrebbero volgerti uno sguardo un po’ maligno se ti capitasse di incontrarli dopo averne cancellata l’amicizia per qualsiasi ragione.
Insomma, siamo entrati in un sistema totalmente diverso da quel che è oggi. E non ne abbiamo i mezzi per saperlo domare, gestire.
Negli ultimi anni i portatili hanno avuto un boom pazzesco, non fatico a credere che ciò sia dovuto all’immenso sviluppo dei social network. Jobs è stato salutato come uno dei più grande rivoluzionari, visionari dei nostri tempi. Lo spirito del tempo dei tempi moderni mi pare proprio questo: questa tecnologia affamata, alienante. A livello giovanile penso si stia consumando un grosso cambiamento verso alienazione e chiusura nei confronti dei rapporti sociali.
Questo è un fenomeno che in Usa è già evidente, te lo posso confermare perché ho forti legami con quel paese.
Tutto questo mi impaurisce molto, tutto questo mi preoccupa.
Io penso che i social network siano una grossa ragione di questo impoverimento che io avverto.
Penso che ci può essere un mondo compatibile con i social network ma che oggi bisogna fare una discussione grande, forte, imponente, sugli effetti di questi mezzi. Una prevenzione, manuale d’uso, una rivoluzione culturale che segua di pari passo quella tecnologica.
Questo è quello che penso.
un saluto grande, buon weekend!
ottobre 9, 2011 a 9:17 PM
Paolo
Penso che per certe cose non può esserci un manuale d’istruzioni su come potersi gestire al meglio su Facebook o simili, si imparerà ad usarli solo sbagliando molto come del resto si fa con la vita.
Il detto “Sbagliando si impara”, credo sia uno dei più veri, ovvio meno si sbaglia meglio sarà.
Anche un blog per quanto molto più personale e discreto può certamente avere un suo peso e un forte impatto.
Concordo con te che alcune funzioni tipo la localizzazione e altre del genere sono inquietanti, ma anche qui è un qualcosa che possiamo scegliere, io ad esempio le ho disattivate tutte per motivi per me molto semplici da intuire.
Il punto è anche capire quante delle persone che usano i social network si rendano conto di cosa stanno o non stanno facendo, certamente chi li ha messi in piedi e ne determina giornalmente il loro sucesso e sviluppo lo sa bene.
Per quanto riguarda poi il discorso sull’alienazione, ancora non ho un’idea precisa in merito nel senso che attenderei ancora un pò per trarre conclusioni definitive, teoricamente certi mezzi dovrebbero favorire la comunicazione, il contatto e lo scambio di idee ma anche qui tutto sta nel capire la voglia e l’interesse che si ha nel farlo realmente e a che livello.
Se tutto rimane fermo al pettegolezzo, bhè penso che chi si ferma lì stia perdendo un’occasione importante, l’occasione di poter dire la sua in un certo modo e potenzialmente a milioni di persone nello stesso tempo.
Se ci pensi, l’importanza di simili mezzi sta proprio in questo, essere in grado di usarlo al meglio poi è un discorso diverso come dicevamo all’inizio, ma in ultima analisi penso resti un’occasione da provare a cogliere.
Può capitare di voler scambiare idee o parlare di qualcosa che si ritiene importante e intorno a te non ha nessuno con cui farlo e in questi casi il web può essere oggi il posto migliore dove cercare, di certo non ti puoi mettere a fermare la gente per strada per parlare di questo o di quello a caso, sarebbe un esperimento interessante da fare forse ma di dubbio esito.., chi si aliena forse lo farebbe anche senza i social network o i blog,credo in ultima analisi sia una scelta e come tutte le scelte, rispettabile.
Buona serata!
P
ottobre 10, 2011 a 4:21 PM
ipostmoderni
Ciò che io ho notato è che è molto difficile rendersi conto di ciò che si sbaglia, anzi è molto difficile individuare cosa sia giusto e cosa sbagliato nell’ambito di questi social network. Il fatto è che non penso esista giusto e sbagliato quanto dannoso o non.
Sono convinto che per un ragazzino di 12 anni mentire sulla sua data di nascita e ottenere un profilo facebook sia dannoso.
Sono convinto che traslare gran parte della propria esistenza, foto, luogo di lavoro, scuola, interessi, email, indirizzo, città, numero di telefono, sui social network sia molto dannoso.
Il fatto è che non sono molto convinto del fatto che ognuno possa essere in grado di capire il punto in cui sia necessario fermarsi. Non mi riesco a spiegare infatti il successo di certe applicazioni, sempre più estreme, sempre più invadenti.
Io ritengo che la pericolosità più grande derivante da tutto ciò sia che questi social network riescono in modo così subdolo ma completo, a sposare moltissime caratteristiche tipiche dell’indole umana dei nostri tempi: vanità, apparenza, egoismo, competizione.
Io penso che tutto ciò sia amplificato all’estremo da queste vetrine e che siamo arrivati al punto, oggi, che certi mezzi siano considerati quasi sacri, sicuramente irrinunciabili. Moltissime persone mi sembrano disposte a piccoli sacrifici pur di godere ogni giorno della loro dose di popolarità, del loro status rubato a qualche grande poeta del passato con 26 mi piace, della loro foto in cui imperversano decine di commenti stupiti, desolati, ammirati, insomma un vortice grande di egocentrismo. A tutti è sempre piaciuto stare al centro dell’attenzione, con questi social network ora tutti possono! Un sogno! Una cosa che a lungo molti di noi hanno sognato.
Insomma non sono d’accordo col fatto che noi abbiamo mezzi per gestire la tecnologia. Ho letto un articolo l’altro giorno anzi un pensiero mi pare di Franzen su Steve Jobs. Franzen accusava fortemente Jobs del fatto che qualche giorno fa, entrando in una metropolitana di New York, aveva visto centinaia di persone tutte attaccate ad un piccolo schermo.
Ecco forse la grande differenza tra i nostri pensieri Paolo è che io penso che non è vero che chi si aliena lo farebbe anche senza social network, tecnologia. Io sono fermamente convinto che nel mondo di oggi siamo estremamente più esposti a questa dipendenza. E lo siamo perché lo spirito del tempo di oggi lo prevede e perché la tecnologia è entrata nel pieno della sua fase di sviluppo più estremo, pubblicità ovunque, nuovi portentosi prodotti ogni giorno, claustrofobica comunità virtuale che coinvolgendo sempre più persone ci sta appiattendo sempre più!
In tutto questo io ci vedo, oggi, quello che Tocqueville nel 1831 indicava come il maggior nemico della democrazia, l’apatia generale.
Non so ma proprio non riesco a togliermi dalla testa la sensazione che soprattutto negli ultimi anni abbiamo vissuto dei cambiamenti straordinari che ci stanno letteralmente cambiando la vita.
ottobre 11, 2011 a 5:52 PM
Paolo
E’ vero che tutto ciò ci sta cambiando la vita, se in bene o in male lo potrà veramente dire solo chi verrà molto dopo di noi, io ad esempio ne sono stato coinvolto realmente da una decina d’anni, tutta la prima parte della mia vita la ho passata senza questo tipo di teconologia e appunto per questo ti dico che ricordo persone fortemente alienate da tutto anche quando ero soltanto alle elementari o medie.
Non so esattamente da cosa dipendesse ma so che era così e spesso erano persone molto più interessanti delle altre e per questo forse tendevano a non mescolarsi troppo con i più, io a dire il vero mi sono sempre trovato a metà di questa condizione riuscendo a scegliere quando partecipare o meno, quando ne ho voglia o meno.
A 12 anni si mentiva per cose differenti ma sicuramente le piccole grandi bugie ci sono sempre state, credo anche io del resto che traslare tutta la propria esistenza nei social network sia dannoso e personalmente lo trovo anche insensato. Chi nasce oggi, non sarà mai come me o magari come te, perchè non potrà percepire l’assenza di tutta questa tecnologia, non conoscerà mai la differenza e gli sembrerà del tutto naturale conoscere persone via internet e instaurare relazioni che partono da lì, io in realtà non mi ci sono ancora abituato:).
E’ importante saper riconoscere secondo me come e quando disintossicarsi da tutto ciò e non credo che tutti riescano a capire quando dire basta.
Si può sempre spegnere, si può sempre cambiare canale, si può sempre scegliere di non partecipare anche quando è davvero difficile farlo come oggi, ma personalmente mi sento di dare ancora possibilità importanti al pensiero e alla capacità di ragionamento del singolo.
Steve Jobs secondo me era in buonafede, credo fosse anche un’ottima persona e rimarrà credo uno degli uomini più importanti e influenti dei nostri tempi, lui ha inventato iPhone e iPad ma è un pò come quando è stato inventato il telefono e tutti hanno iniziato ad usarlo, la Tv e tutti hanno iniziato a vederla, Internet e come vedi stessa situazione.
Oggi è molto difficile non sentirsi sotto pressione e non sentirsi liberi sotto certi aspetti è certamente vero, è vero che tutte queste migliaia di possibilità appiattiscono un pò tutto e possono rendere apatici perchè come posso dire, sembra che puoi avere tutto e facilmente ma in realtà non hai veramente accesso a nulla.
Buona serata
P
ottobre 16, 2011 a 10:40 am
ipostmoderni
Sono d’accordo con ciò che dici, penso che ci sia qualche piccola/media differenza tra ciò che pensiamo, sono d’accordo anche io nell’avere ancora “fiducia” nella capacità personale di giudizio, sono d’accordo che alienarsi e stare fuori può essere un qualcosa che può avvenire anche al di fuori di un social network, penso che abbiamo più o meno la stessa età dunque posso capire meglio il tuo punto di vista e devo dire che apprezzo molto, oltre che a reputarlo molto raro, il tuo modo di spiegare ciò che pensi, l’ho ammirato.
Per quel che mi riguarda la spia dell’allarme si è già accesa. Sono convinto anche io della possibilità di scegliere ma ho paura che in un futuro molto vicino questa si ridurrà di molto, a meno che non vengano posti freni. Vedo in questa tecnologia grandissima innovazione ma, anche, grandi pericoli. Vedo in tutto ciò, per esempio, quanto meno una nuova responsabilità per padri e madri. Mi fa un po’ orrore pensare ai bambini delle odierne scuole elementari medie, con i loro facebook che si chiedono mettiamoci insieme sulla loro bacheca. Io ero un timido e sicuramente a me facebook mi avrebbe aiutato ma ho paura di come si crescerà, commistione tra realtà e virtuale. Quello che mi fa anche paura poi è che Fb segue un modello che si vede continuamente in espansione, ora ha escogitato Timeline, che a me fa rabbrividire, e un sistema che porterà alla condivisione di qualsiasi cosa sia stata visionata(http://www.ilpost.it/2011/09/24/facebook-condivisione-ticker-applicazioni/), eliminando praticamente il gusto personale dell’utente che, ad oggi, mi risulta, può ancora scegliere i contenuti da condividere.
Insomma, quel che penso io è che tutto questo, che è partito dal nulla, quando fb era ancora trattato alla stregua di qualsiasi altro social network, potrà portare a un progressivo coinvolgimento che andrà oltre le valide, utilissime, possibilità che fino ad oggi Fb e altri social network ci hanno riservato.
Poi il discorso per me è molto lungo però ecco, questo penso che sia un problema molto grande!
ottobre 21, 2011 a 10:22 PM
Paolo
Ciao, ti ringrazio per l’apprezzamento che ricambio, e per la comprensione devo dire reciproca di ciò che scriviamo non affatto scontata.
Credo ci si debba in qualche modo come dire “educare” autonomamente ad usare il web in questo modo, anche facendo qualche sforzo in più perchè è proprio questa secondo me la grande possibilità che questo strumento ci sta offredo. E’ una grande libertà quella di potersi spiegare, di scambiare punti di vista su tematiche importanti senza correre, quando ci si ritaglia un pò di tempo per scrivere qualcosa di sensato.
Ho letto l’articolo che segnalavi riguardo la Timeline di Fb, e premettendo che non la trovo una grande idea, dal momento che è sensato come dicevi tu, condividere qualcosa che ci fa piacere e che troviamo interessante condividere e non il nostro girovagare a caso per il web come spesso faccio, riporto comunque due righe dell’articolo:
“Tutti sapranno che cosa stiamo facendo in tempo reale, salvo chi si prenderà la briga di cambiare le impostazioni predefinite per evitare che proprio tutto tutto venga condiviso”.
Ecco, bisognerà prendersi la briga di cambiare le impostazioni predefinite perchè mi sembra inutile banalizzare ancora di più di quanto non sia già di suo lo sfarfallare per il web in modo casuale e spesso fortunatamente leggero, non trovo di grande interesse sapere tutto quello che visita un altro utente su Fb, ma posso trovare interessante cosa sceglie di dire o di pubblicare, quella è la forza di Fb, è un’idea controproducente a livello concettuale ma sicuramente lo sarà in termini economici per Mark.
Rimarco comunque anche qui la possibilità che viene ovviamente data al singolo in quanto è un “diritto”, di cambiare le impostazioni predefinite:)
Discorso lungo e complesso concordo.
Buon wend!
ottobre 24, 2011 a 9:32 am
ipostmoderni
🙂
sono d’accordo con ciò che tu dici, la tua è una posizione che mi ricorda quella di un mio amico circa un paio di anni fa quando facebook stava spiccando il volo. Anche lui diceva ciò che dici tu ed io non ho dubbi che per quanto riguarda te come lui voi riusciate a capire, utilizzare questi strumenti invece che viceversa.
Sono anche abbastanza convinto del binomio “come si è nel reale/come si è nel virtuale” nel senso,che chi tende ad alienarsi o non nella vita reale può aver lo stesso atteggiamento a livello virtuale.
Penso che alla fine ci vorrà del tempo per dare giudizi definitivi ma alla luce di tutto penso che già si possa affermare una cosa: Facebook ha reso al mondo quel filo comune che permette a qualsiasi persona di sentirsi parte di qualcosa.
Tra le persone si vede uno spirito diverso, ognuno ha visto, ammirato, odiato, ignorato qualcosa in comune, Certi meccanismi sono entrati in circolo per tutti. Io questo lo vedo e penso che sia una cosa bella.
D’altra parte vedo alcuni aspetti negativi che, a mio parere non tutti sanno gestire.
Ad ogni modo, ciò che abbiamo è l’osservazione e tenere bene in mente il presente per poterlo poi comparare col futuro. Ricordo da dove siamo partiti e vedo dove siamo ora, grossi cambiamenti, da qui a 10 anni sono molto curioso di vedere cosa accadrà.
Un saluto grande!
Stefano
ottobre 25, 2011 a 8:48 PM
Paolo
Concordo:)
In teoria.., tra 10 anni dovremmo ancora esserci.
Sono molto curioso anche io di vedere quello che sarà stato e quello che magari sarà di Facebook e simili.
Un saluto grande a te e buona serata Stefano!
P
gennaio 10, 2012 a 2:38 PM
unfrusinate
Questo post su Facebook mi piace molto. Condivido molto i suoi contenuti, in particolare sulla potenza enorme del mezzo, sulla sua capacità di inserirsi molto bene nel nostro nuovo modo di intendere le relazioni (il privato diventa totalmente o quasi pubblico). Che possano presentarsi problemi di frammentazione della persona mi sembra evidente. Certamente gli strumenti critici individuali possono aiutare a non finire per così dire fuori strada.
Rispetto ad un blog la differenza principale, dal mio punto di vista, è legata al fatto che Facebook è un mondo chiuso: solo chi è registrato può muoversi al suo interno. Un blog, a meno di impostazioni particolari, può essere letto da chiunque. Certo le finalità dei due strumenti sono diverse.
Indubbiamente dedicarsi ad un blog può essere più faticoso, e costruire delle relazioni è più difficile.
Visto il tema delle relazioni sollevato da Stefano, segnalo un libro che ho tra le mani proprio in questi giorni, chissà che non possa fornire qualche spunto di riflessione.
Ciao.
Stefano Bartolini – Manifesto per la felicità. Donzelli, 2010.
http://www.lafeltrinelli.it/products/9788860364579/Manifesto_per_la_felicita/Stefano_Bartolini.html
gennaio 11, 2012 a 2:22 PM
ipostmoderni
Ti ringrazio della segnalazione del libro, sembra molto interessante. E grazie per l’apprezzamento al post. Ne sono contento 🙂
Volente o nolente questo di Facebook è ormai diventato un argomento centrale dell’esistenza. E non posso che meravigliarmi di come sia stata una vera rivoluzione rapida e così incredibilmente vasta. Semmai il web doveva ancora dimostrare in modo pratico e senza più esitazioni la sua potenza con idee come Facebook o Youtube ha dimostrato con incredibile intensità tutte le sue potenzialità. Una forza devastante alla quale, secondo me, non siamo preparati. Secondo me e come sottolinei tu gli strumenti critici individuali sono fondamentali per uscirne vivi. Penso però che moltissime persone ad oggi non siano pienamente consapevoli di ciò che negativamente può comportare tutta questa “connessione”.
Starei ore a parlare di questi topic.
Il blog per me è una cosa davvero bella, secondo me la vera differenza tra i due è l’interesse. Su Facebook l’interesse ti sbatte in faccia con modalità casuali molto spesso, un blog viene scovato solo laddove si prova interesse.
Un saluto, a presto, sempre graditissimi i tuoi commenti!
Stefano
gennaio 25, 2012 a 11:11 PM
Orso Chiacchierone
Facebook io lo odio, io spaccherei lo schermo del pc ogni volta che ci entro.
Ma sono iscritto.
Mi sono fatto convincere dalla sua utilità senza però essere cosciente del danno che può creare.
E non solo danno di immagine, anche danno celebrale.
Fortunatamente per me non è un vizio ma, anche con le dovute precauzioni, non sono riuscito a sfuggirgli.
Facebook è una trappola anche per chi non lo usa perchè se non sei iscritto sei fuori dal mondo, nessuno si ricorda della tua esistenza, perchè non è sbattuta davanti agli occhi di tutti.
Hai fatto bene, e se puoi, non tornare mai più! Salvati!
gennaio 25, 2012 a 11:53 PM
ipostmoderni
rieccoci qua 🙂
ho notato che questo è il post più “caldo” del blog, già il fatto che intorno all’argomento varino così tante opinioni mi dà conferma del fatto che questo è ormai parte di ognuno di noi. Potremmo discuterne per ore ma, diciamo che, come detto in questo “thread”, si può domarlo se con i giusti mezzi, se capaci di governarlo e non esserne dominati. A mio modo di vedere bisognerebbe ripensare l’approccio alle tecnologie, ad oggi secondo me i media e la concezione generale nel risaltare giustamente l’impatto mastodontico di queste nuove tecnologie, ignora il fatto che pc, iphone e la tecnologia, ormai consumata in massa, si stanno trasformando invece che in meri mezzi, parti di noi stessi. Secondo me dovremmo essere in grado di tener ben distinte le cose, bisogna cercare di non cadere nel buco nero della vanità e dell’illusione del facile apparire. Secondo me bisogna tenere molto sotto controllo il nostro rapporto con tutto ciò.
Facebook è ormai parte di noi, volente o nolente ci siamo tutti lì sopra, mie foto, mie tracce. Questa è forse la cosa che più mi infastidisce. Fino a poco fa la privacy era un bene che davamo per scontato essere inalienabile. Oggi ci scopriamo vulnerabili, violabili, fino all’ultima nostra roccaforte. Facebook, immagazzina tutto. Ora ha creato timeline, vuole ricostruire e archiviare la nostra vita. Che abbia venduto milioni di dati a dei governi non è notizia che tiro fuori io. Privacy, autenticità, esaltazione dell’individuo individualista, alienazione tecnologica, penso che si perde il gusto di scoprirsi, il gusto di conoscersi, di ritrovarsi. Starei ore a scrivere ma mi basta che tu sappia, se posso permettermi, che uscirne fuori non è un atto così estremo. Anzi ti piace così tanto che poi il pensiero di tornare ti ispira un po’ quella stessa nausea che prendeva alex di arancia meccanica dopo il trattamento antiviolenza. In definitiva, Facebook sa essere molto utile ma, a mio avviso, molto dannoso.
ottobre 3, 2012 a 9:28 am
ironiaprimaditutto
Avevi ragione, abbiamo espresso con parole (e stile) diverso un pensiero molto molto simile. Io, per quanto mi riguarda, insisto su quella tendenza malsana, che mi aveva colpita, per cui più non sopportavo una persona e più la controllavo. E’ stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
In più è straordinario quanto le persone non abbiano nulla da dire se non frasi rubate a canzoni e a poesie di cui non conoscono neppure l’autore.
Su facebook tutto luccica, ma è tutto tranne che oro.
Inoltre mi sono detta: “io scrivo un mio pensiero, una frase, una riflessione, condivido una mia foto. Lo scopo quale sarebbe? ricevere i “mi piace”? Si, ok, e poi? che cosa ho realizzato. E gli altri, come me, che cosa ci hanno guadagnato?”
Personalmente preferisco il blog: si scrive tanto e si è letti -non con superficilaità- da tante persone che hanno qualcosa da condividere, che sono interessati a leggere i tuoi pensieri, e tu puoi leggere i loro.
Su fb la cerchia è limitata e limtante, il blog invece è aperto a tutti, ma è raggiunto solo da chi ha veramente qualcosa da dire.
Ciao 🙂